Nella tradizione comune è consuetudine pensare che i tarocchi, in qualità di mezzo divinatorio, servano a predire il futuro, a vedere più in là e capire cosa succederà da lì a poco, a spiegarci come le situazioni che tanto ci stanno a cuore evolveranno etc etc… pensare tuttavia che i tarocchi abbiano solamente questo tipo di funzione di “predizione” è un po’ riduttivo. E’ pur vero però che questa è la funzione principale … perché? per due semplici motivi:
Perché ci viene tramandato così dalla tradizione ( nell’immaginario collettivo la cartomante è colei che con la sfera di cristallo o con le carte, ci dice cosa riserva il futuro per noi)
Perché, quando abbiamo un problema o comunque una sofferenza, è molto più semplice cercare all’esterno la causa dei nostri mali, piuttosto che mettere in discussione noi stessi.
E quindi, quando ad esempio ci sentiamo insoddisfatti sentimentalmente interroghiamo le carte chiedendo se e quando il nostro partner imparerà a comprenderci, oppure chiediamo se ci ama o se c’è una terza persona all’interno della coppia … difficilmente li interroghiamo per capire se siamo noi, con i nostri modi di fare o di pensare, la causa delle nostre sofferenze… difficilmente interroghiamo i tarocchi per capire qualcosa di più di noi … eppure i tarocchi svolgono anche una funzione introspettiva: ci aiutano a guardarci dentro.
Ad esempio quanti conoscono l’esistenza dell’arcano personale? non credo in molti, eppure ci dà molte informazioni su noi stessi. Questa carta si ricava sommando le cifre che compongono la nostra data di nascita e se la somma è superiore a 22 (il numero degli arcani maggiori) si procede sommando nuovamente le cifre di questo numero per ottenere un numero al di sotto di 22. Una volta ricavato, l’arcano maggiore ci dice molto su noi stessi: indica i nostri pensieri più profondi ( che spesso non conosciamo ma che influenzano il nostro modo di pensare e quindi di agire), i nostri limiti e i nostri punti di forza. Riflettere sulle indicazioni che ci danno i tarocchi significa prendere consapevolezza di una parte del nostro sé e quindi di ragionare sugli eventi che ci accadono pensandoli quindi non più indipendenti da noi e dalle nostre azioni, ma al contrario strettamente legate ad esse. Ciò significa anche assumersi responsabilità di fronte alle situazioni della vita; nell’esempio fatto sopra ad esempio, se all’interno della coppia vi è un po’ di attrito, significa partire prima da sé e riflettere su quelle che possono essere le nostre responsabilità piuttosto che pensare esclusivamente che sia il partner ad essere in difetto.