TRA 007, CONSULENZE E ONG OPACHE, LA NUOVA PISTA DEL QATARGATE PUNTA SUL TURCO MISTERIOSO HAKAN CAMUZ, POTENTE UOMO D’AFFARI LEGATO ALLA FAMIGLIA DI ERDOGAN E UFFICIALE DI COLLEGAMENTO TRA GIORGI E PANZERI E I PRESUNTI CORRUTTORI QATARINI – VARI DOSSIER GETTANO OMBRE SUL SUO RUOLO DI ATTIVISTA DEI DIRITTI UMANI – I BONIFICI VERSO L’ITALIA E LA TRIANGOLAZIONE CON DOHA: OCCORRE CAPIRE SIA STATA STUDIATA DAI QATARINI, DA PANZERI O SE IN QUESTA OPERAZIONE ABBIA AVUTO UN RUOLO IL GOVERNO TURCO…
Quel giorno l’allora cinquantenne Hakan Camuz, legale di origini turche, (è nato ad Ankara nell’ottobre 1971) atterra da Londra. La sua presenza viene registrata ai controlli dei passeggeri extra Ue e mostra un passaporto da cui risulta avere nazionalità britannica. Ripartirà il giorno dopo. Che cosa ha fatto a Milano questo professionista con gli occhiali, la barba già bianca, i capelli radi e l’aspetto rotondo in quei due giorni?
Ha incontrato gli amministratori e i soci della Equality consultancy srl di Opera che da società a lui riconducibili o collegate alla Turchia hanno ricevuto oltre 300.000 euro per servizi davvero poco chiari?
Uno dei principali indagati del Qatargate, l’ex assistente parlamentare di Pier Antonio Panzeri, Francesco Giorgi, ha descritto il lavoro della ditta fondata nel 2018 da suo padre Luciano, dal fratello Stefano e dalla ragioniera Monica Rossana Bellini.
Il racconto di Giorgi prosegue: «Fu il palestinese a suggerire di rivolgersi ad Hakan (Camuz, ndr) e alla sua compagnia in Inghilterra, di cui non ricordo il nome. Essendo stata coinvolta una società inglese, i documenti dovevano essere preparati in inglese. Il mio coinvolgimento è consistito nel mettere in contatto Panzeri, la sua commercialista Monica Bellini e sua figlia Silvia Panzeri (nessuna delle quali parlava inglese) con Hakan. Silvia ha preparato i casi come avvocato. Ho anche contribuito alla creazione di Equality sfruttando le mie conoscenze linguistiche. Per giustificare l’utilizzo di una società italiana da parte di una inglese, i servizi devono essere forniti in inglese. Pertanto, ho chiesto a conoscenti della mia famiglia che parlano inglese di fornire servizi concreti, senza che sapessero cosa stesse succedendo».
Ma chi è davvero Camuz? A celebrare il suo talento è una rivista turca chiamata Arti90 per la comunità dei residenti all’estero che nel gennaio 2013 gli dedica ben quattro pagine all’interno del numero che in copertina ha una grande foto del presidente Recep Tayyip Erdogan sotto al titolo: «Non sei solo». Ebbene, a pagina 24 comincia la lunga intervista con una breve introduzione: «La vita di Hakan Camuz è come un film». Nel 1991 litiga con suo padre e lascia Ankara per volare a Londra, lì «oggi possiede uno studio legale, è presidente di Musiad (una specie di Confindustria turca, ndr), risolve i problemi dei turchi in Inghilterra» dove è conosciuto come «fratello Hakan».
Dopo la laurea, la mia vita ha iniziato a rimettersi in carreggiata. Ho incontrato la mia seconda moglie […] guadagnavo lavorando come traduttore e assistente legale». Questo è quanto Camuz raccontava di sé nel 2013. Su Linkedin si definisce «capo degli affari legali con esperienza e una lunga storia di lavoro nell’impresa della pratica legale», sul sito di una delle sue aziende, «consulente legale senior».
Facendo una ricognizione nella banca dati delle imprese britanniche c’è tutta una galassia di società riconducibili a Camuz, o che lo vedono tra gli amministratori. Come la già citata Stoke white consultancy, la Musiad, la Sirone ltd, la Nomos international (che si occupa delle violazioni dei diritti umani che si svolgono contro la popolazione civile siriana), la Turken foundation Uk, la Septimum, la Black pearl consultancy. E la Turken foundation Uk. Fondazione che è riconducibile alla famiglia di Erdogan (a maggio 2022 il leader dell’opposizione Kemal Kiliçdaroglu ha accusato Erdogan di aver trasferito denaro all’estero attraverso le sue fondazioni, accennando a Türgev, Ensar e Turken). Non solo. In passato Camuz ha assistito anche Bilal Erdogan, figlio terzogenito del presidente turco, che conosce bene l’Italia e parla un po’ l’italiano per gli studi fatti a Bologna alla Johns Hopkins (la stessa università dove insegnavano Romano Prodi e anche il padre di Elly Schlein). Nel 2003 l’allora premier Silvio Berlusconi fu suo testimone di nozze.
Sui siti Internet delle sue aziende apprendiamo che Camuz «si occupa di casi per conto di governi, Ong e privati» e che è stato «decisivo nello stabilire la struttura di diverse organizzazioni benefiche con sede nel Regno Unito» e che «continua a contribuire alle organizzazioni umanitarie e al lavoro dei diritti umani in tutto il mondo». Già, i diritti umani. Il 15 dicembre, sul suo profilo Twitter dove si qualifica proprio come direttore della Stoke white (al cui sito internet, ricordiamolo, corrisponde il codice della Stoke white limited), Camuz ha ricordato la sua battaglia davanti all’Aja contro l’Autorità palestinese, accusata della morte di un attivista avvenuta nel 2021. La Stoke white ha presentato una denuncia alla Corte penale internazionale.
Nel report di Disinfo lab si legge che ha diretto la Turken foundation UK, dalla sua costituzione nel 2015 fino al 2019. Il sito ufficiale della Turken foundation Uk non è attivo; tuttavia, la sua versione cache reindirizza alla Turken foundation Usa, che è stata costituita nel 2014 da due organizzazioni turche: Ensar foundation (nata nel 1979) e Turgev (fondata nel 1996 dall’attuale presidente turco Erdogan).
Di Camuz si è interessato anche un reporter investigativo indiano, (…) Sottolineando che «uno dei fondatori» della Stoke white, il nostro Camuz, «sembra avere uno stretto legame con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan».
Dunque nel nostro caso i «buoni», i difensori dei diritti, farebbero parte di una rete che più che difendere gli oppressi di occuperebbe di fare gli interessi della Turchia e dei suoi alleati, con il supporto di vari servizi segreti.
E tra i principali partner c’è proprio il Qatar. Il 5 giugno 2017 Bahrein, Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti hanno annunciato l’interruzione dei rapporti diplomatici con il Qatar, innescando una crisi che ha coinvolto l’intero mondo arabo. Il boicottaggio politico-economico contro Doha, ha indotto la leadership qatarina a cercare sponde esterne al Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg) per aggirare la pressione e preservare la propria sovranità. Da allora, la Turchia è il paese islamico che più si è prodigato per sostenere il Qatar sotto assedio.
Nel maggio 2020 la Turchia ha incrementato le linee di scambio di valuta con la Banca centrale di Doha. Nel novembre 2022 il presidente Erdogan si è recato in Qatar per la cerimonia d’apertura del mondiale nonostante la Turchia non fosse qualificata. La visita è servita a dare nuova linfa a rapporti grazie anche alla «diplomazia del pallone». In quei giorni a Doha ci sono anche Panzeri e la Bellini, la ragioniera che ha amministrato la Equality sino alla sua chiusura definitiva, avvenuta nel 2021.
Non sappiamo se ci fosse anche Camuz. Lo scorso 12 febbraio il sovrano del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad Al-Thani, è volato in Turchia per incontrare Erdogan in segno di solidarietà con il Paese dopo il devastante terremoto. Gli inquirenti belgi sospettano che i soldi inviati dalle società di Camuz e dalla misteriosa Team organizasyon di Istanbul siano il provento del riciclaggio messo in piedi dal Qatar per pagare i servigi di Panzeri, ingaggiato a colpi di petro-euro per difendere la reputazione di Doha a Bruxelles. Adesso occorre capire se questa triangolazione sia stata studiata dai qatarioti, da Panzeri o se in questa operazione abbia avuto un ruolo il governo turco. In tal caso il Qatargate potrebbe assumere contorni ancora più preoccupanti, avendo tra i possibili registi della massiccia opera di corruzione dei rappresentanti dell’Unione europea non più solo Qatar, Marocco e Mali, ma uno dei protagonisti principali dello scacchiere internazionale, la Turchia di Erdogan.
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