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C’è molto fermento (eufemismo) tra gli avvocati degli eredi di Silvio Berlusconi. I legali dei cinque figli sono rimasti molto sorpresi dalla lettura del terzo documento olografico firmato dal fu Sire di Hardcore, quello consegnato l’altro ieri da Marta Fascina al notaio Arrigo Roveda, che era conservato dalla “moglie immaginaria” di Silvio in una busta non sigillata. Il plico conteneva una lettera, scritta dal Cav oltre un anno fa (il 19 gennaio 2022), in cui l’ex premier si rivolge ai figli Marina,
Pier Silvio, Barbara ed Eleonora (ma Luigi si è chiamato fuori) e scrive testuale: “Sto andando al San Raffaele, se non dovessi tornare, vi prego di prendere atto di quanto segue”. E dispone che dalle loro eredità sia riservata una quota per il fratello Paolo (100 milioni), Marta Fascina (100 milioni), e Marcello Dell’Utri (30 milioni).
Tralasciando l’assenza del nome di Luigi, in queste ore gli esperti legali della famiglia si stanno interrogando su un altro passaggio, quel “Se non dovessi tornare”. La disposizione di Berlusconi era stata evidentemente sottoposta alla condizione sospensiva che egli sarebbe morto in ospedale, e non sarebbe quindi rientrato ad Arcore.
Ma dato che, dopo otto giorni, Silvio fu dimesso, la condizione sospensiva non si è verificata, e quindi quella lettera potrebbe non avere validità. Ergo: gli eredi potrebbero impugnare il legato. Lo faranno? Oppure, per la “concordia” sventolata in questi giorni decideranno di lasciar perdere?
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