Un labirinto. Si potrebbe descrivere così la mente di Chiara Petrolini. Le sue parole sono un’altalena di menzogne e verità, pianti e lucidità, paure e contraddizioni. Così come le sue ricerche nel web, un saliscendi di informazioni su come partorire, notizie sui suoi beniamini e poi sui Ris.
E i messaggi alle amiche, al fidanzato, ai genitori dei quali accudiva i figli in cui si giustificava per i malori improvvisi. «Un’astuzia e un’abilità manipolatrice fuori dal comune», scrive la pm Francesca Arienti. Il suo giudizio è nell’ordinanza dello scorso 19 settembre, quella del gip Luca Agostini, che ha disposto gli arresti domiciliari e di cui Repubblica è venuta in possesso.
Sembra di vederla in controluce Chiara, scorrendo le 109 pagine del dispositivo. La ragazza che non ha voluto essere mamma sotterrando i suoi due bambini appena nati nel giardino di casa «perché è la prima cosa che mi è venuta in mente», per poi dire: «Li volevo, volevo dirlo ai miei genitori ma non ce l’ho fatta».
La giovane che piange e dopo avere ucciso il secondo figlio va a ballare in un locale «perché stavo bene fisicamente e facevo finta di niente». La ventunenne, iscritta alla facoltà di Scienze educative che non ha chiesto aiuto «perché non sapevo come dirvelo, avevo paura», dice ai genitori intercettata dai carabinieri.
È il 19 agosto, appena rientrata da New York Chiara è nella sala d’attesa della compagnia dei carabinieri di Parma. I genitori hanno saputo che è suo il neonato trovato il 9 agosto sotterrato nel giardino della loro villa di Traversetolo. «Qua andiamo in prigione tutti», le dice la mamma. «No, io ci vado. Voi no. Ho fatto tutto da sola», risponde lei.
«Sono cose da criminali, dovevi dirlo a noi. Ti avremmo aiutata», ripete la madre. Le notizie che si susseguono sono quelle di un bambino partorito il 7 agosto, a 48 ore da un viaggio a New York che la famiglia aveva organizzato mesi prima. Da questo momento Chiara mentirà ai genitori, ai carabinieri, ai magistrati e a se stessa.
«Chiara si parla di omicidio, stiamo scherzando?». Lei risponderà, secca, con la prima menzogna: «Non l’ho ucciso». E lo dice piangendo, mentre la donna le chiede di spiegare, di dire tutta la verità. «Avevo paura, lo so», continua lei. «Sono rimasta incinta», quasi a liberarsi. Ma non basterà. «Ma è successo anche quell’altra volta, quando hai avuto l’emorragia?», le chiede ancora la madre. «No». Eccola, la seconda grande bugia: quella sul primo figlio partorito a maggio 2023.
Il cellulare rivelerà come Chiara seguisse la gestazione cercando su internet “gravidanza dopo un anno” e “rottura acque alla 37esima settimana”, solo per fare un esempio delle centinaia di domande al motore di ricerca anche su “quando inizia il travaglio”. E ancora come “partorire senza dolori”.
Ai carabinieri il 2 settembre e poi il 10 confermerà che lei non ha ucciso il bambino: «Aveva gli occhi aperti ma non emetteva suoni, poi sono svenuta». Basterà tutto questo a preservarla dal giudizio del paese che tanto teme? Come lei stessa dice: «Ho tenuto nascosta questa cosa perché ho sempre avuto paura del giudizio dei miei genitori, soprattutto, e poi del paese e di quello che potesse pensare il mio fidanzato».
Ci sono dieci pagine dell’ordinanza in cui c’è un fitto elenco delle ricerche che Chiara ha effettuato dal primo al 18 agosto su internet. Mentre cercava “come stimolare le contrazioni” si informava anche su “dormi dormi ninna nanna”, il giorno prima del parto, il 6 agosto. Un ripensamento? Chissà. Ma dopo l’arresto e con il Riesame a Bologna che ha deciso il carcere, Chiara si è chiusa nel silenzio in attesa della Cassazione. Parlano le indagini della procura di Parma, coordinate da Alfonso D’Avino.
“Cosa fare a New York?”, lo chiedeva nelle stesse ore in cui scriveva “quando inizia il travaglio” e subito dopo cercava informazioni sulla “cover dell’iphone 14” o su “Emma Marrone”, sulla “nausea” e sul “programma olimpiadi italia”. Per poi passare a “dolori post parto” il 7 agosto e “dopo quanto tempo puzza un cadavere”.
Il suo bambino era già nato, morto e seppellito sotto alla finestra della sua camera. Il 9 agosto, quando viene trovato, Chiara cerca “perché vengono i Ris a casa”. E per 17 volte “la Repubblica neonato”, “banca dati nazionale Dna”, “procuratore D’Avino”. Prima di rientrare in Italia clicca su “Nike 30mila euro” e “Gossip girl”. Negli stessi giorni, per depistare, dava giudizi sull’infanticida.
«Che delinquente, questa disgraziata — si sfoga la madre nella sala d’attesa il 19 agosto, rivolgendosi a Chiara — Ne ha dette di ogni su questa qui che ha abbandonato e ce l’avevamo in casa. E sei tu».
La menzogna che più di tutte convince la procura a chiedere l’arresto in carcere di Chiara è senz’altro quella sul primo bambino partorito e sotterrato il 12 maggio 2023. La ricerca sul “Secondo parto in un anno” e la domanda della madre sul ciclo abbondante ha messo i carabinieri sulla giusta strada per trovare le ossa del piccolo. «Non ho mai partorito un altro bambino».
Lo ripete ai genitori, ai carabinieri, alla pm. Per poi lasciarsi andare: «Speravo che la pancia crescesse così qualcuno se ne sarebbe accorto». Ma poi cercava come nasconderla. Lei si difende: «Andavo vestita come sempre. Facevo quelle ricerche per paura. Se mi fossi fatta aiutare non sarebbe finita così». La procura non le crede: «Ripensi al video che ha cercato sulla decomposizione di un cadavere».