SLIDING DOORS! DAL CALCIO ALLA COCA: LA STORIA DI MARCO CATERINI, EX COMPAGNO DI TOTTI, ARRESTATO PER SPACCIO DI COCAINA: NELLE GIOVANILI AZZURRE GIGI BUFFON ERA LA SUA RISERVA – AVEVA LO STESSO PROCURATORE DEL “PUPONE” (ZAVAGLIA) MA DOPO L’INFORTUNIO AL GINOCCHIO PERSE L’UNDER 16 AZZURRA E LA ROMA E FINI’ AL FIUMICINO DOVE PARO’ UN RIGORE A PAULO SERGIO IN AMICHEVOLE – POI IL LAVORO DA GEOMETRA E LA DIPENDENZA DALLA COCAINA – IL DOCUMENTARIO CHE RACCONTA LA SUA STORIA…
Una promessa del calcio italiano, poi l’infortunio, la parabola discendente nello sport, il lavoro da geometra e da perito assicurativo, e ancora la dipendenza da cocaina, lo spaccio e infine l’arresto. L’ex portiere delle giovanili della Roma Marco Caterini, 45 anni, è stato condannato ieri a un anno e sei mesi di reclusione – con sospensione condizionale della pena – per spaccio di stupefacenti, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni.
Era stato fermato lo scorso 2 giugno in via di Manfredonia, nel quartiere Quarticciolo, da due agenti in borghese mentre era intento a vendere cocaina.
Caterini ha infatti ammesso di fare uso assiduo di cocaina: «La mia vita si è spostata nei quartieri di spaccio di Roma, come San Basilio, Tor Bella Monaca, Quarticciolo, e da consumatore assiduo ho finito per venderla».
Da quando è stato tratto in arresto sta seguendo un percorso di riabilitazione presso il Sert (Servizio per le Tossicodipendenze). «La mia volontà è quella di rimanere un uomo e un padre lucido e disintossicarmi definitivamente, ci sto lavorando», ha assicurato. Da qui la decisione del giudice di condannarlo a un anno e 6 mesi, con sospensione condizionale della pena e revoca degli arresti domiciliari.
Titolare della nazionale italiana Under 15, Marco Caterini aveva lasciato in panchina un giovanissimo Gianluigi Buffon. Con la Roma aveva vinto lo Scudetto Allievi e Coppa Italia Primavera, oltre al Torneo internazionale di Parigi nel 2003. Tutti ne parlavano come di un futuro grande campione: nella Nazionale Under 16, infatti, aveva giocato con Totti.
Un piccolo infortunio lo aveva tenuto lontano dal campo per alcune partite, lasciando così spazio a Buffon, che in quel momento era esploso, togliendogli il posto da titolare. E poi la Roma non gli aveva rinnovato il contratto. Da qui non tornerà più ad altissimi livelli. Una storia sportiva la sua che, insieme a quella di altri due coetanei giovani promesse della Roma dei primi anni 90, è stata raccontata nel film documentario “Zero a Zero” del regista Paolo Geremei del 2013.
Chi ha sbagliato? Daniele giocava con Totti, solo che il numero 10 lo portava lui, e se lo ricorda ancora quel gol al torneo di Parigi «nello stadio di ‘Fuga per la Vittoria’». Marco ancora ci pensa a quelle prime partite dell’Europeo Under 16 quando Buffon era la sua riserva. Andrea non riesce a togliersi dagli occhi «le luci e il terreno perfetto» del Santiago Bernabeu la notte della partita d’addio di Butragueño.
Tre destini che si uniscono per poi spezzarsi insieme quelli di Daniele Rossi, Marco Caterini, Andrea Giulii Capponi, i tre ‘quasi campioni’ della Roma che ad un passo dalla serie A sono stati sgambettati dalla vita e non hanno trovato più la loro favola. Li ritroviamo 20 anni dopo, confusi in mezzo ad un centinaio di persone nella saletta del Piccolo Apollo di Roma.
La loro storia è diventata un docu-film, ‘Zero a Zero’, scritto e diretto da Paolo Geremei, uscito 2 anni fa e non ancora distribuito nelle sale. Una pellicola semi-clandestina in Italia ma che ha vinto diversi premi. Un racconto che rinuncia all’epica di ‘Sfide’ e senza essere ‘Febbre a 90°’ è piaciuto anche agli inglesi che l’hanno voluto presentare al Jewish museum di Londra.
Cosa avrebbero dovuto fare di più questi 3 ragazzi della leva calcistica del ’77 che nel ‘93 avevano vinto un campionato Allievi con Totti?
I giornaloni sportivi scrivevano della «Roma dei teen-agers». Il futuro giallorosso sembrava passare dai loro piedi, e dalle loro mani. Sognavano la serie A, c’erano quasi.
Poi, ad un certo punto, l’incantesimo si rompe. Marco tampona il giorno prima dell’incontro con Bruno Conti, Daniele si fa male al ginocchio, Andrea viene beccato da Mazzone in una stradina a parlare con una ragazza («Ma tu vuoi fare il viveur o il calciatore?») e da lì niente è più come prima. Sliding doors, le porte del paradiso si chiudono, il treno per la gloria riparte. Ma senza di loro.
«E mo’ che faccio?», Rossi bracca i fantasmi e il buio della depressione prima di andare in Francia per farsi operare al ginocchio, Caterini, che all’epoca aveva lo stesso procuratore di Totti (Zavaglia) non riesce a spiegarsi perché gli propongano di andare a giocare a Guidonia a 300 mila lire al mese o a Tricase e inizia a inseguire un riscatto che non arriva nemmeno quando para un rigore in amichevole Paulo Sergio, ma è troppo tardi, e lui ormai gioca col Fiumicino.
A Marco Caterini ribolle dentro la rabbia di chi stava davanti a Storari e Buffon e, poi, finish. Ma perché? Chi ha sbagliato? La sfiga, i procuratori, qualche giro strano. «Si fanno delle scelte», già, come dice Bruno Conti, attuale responsabile del settore giovanile giallorosso. Ma la seconda possibilità non arriva più. Quando esci fuori dal calcio che conta, è finita. Senza dimenticare che il mercato non era stato ancora sconvolto dalla sentenza Bosman. «Allora non c’era neppure la speranza di un’offerta da parte di un club straniero», sospira Capponi, «una squadra inglese, magari, sarebbe stata la salvezza».
Ma tanto, si sa, tra un uomo e il suo destino non c’è mai partita di ritorno. E qui ti devi accontentare al massimo di un campaccio alla periferia del calcio per ritrovare vecchi compagni di (s)ventura e del racconto di quella volta che Caterini rivide Giulii Capponi. No, non era come l’avevano immaginata 10 anni prima, era Acilia-Pisoniano. La partita finì zero a zero, i migliori in campo, nemmeno a dirlo, sempre loro due: i numeri 1 mancati della Roma.
Chissà, magari, ha ragione Ezio Sella, ex allenatore delle giovanili della società giallorossa, oggi secondo di Malesani a Sassuolo, quando dice: «Anche se si fa parte di un collettivo, nel calcio, alla fine sei da solo». Daniele, Marco e Andrea l’hanno sperimentato sulla loro pelle. Oggi uno fa il cameriere, l’altro il geometra, il terzo lavora in un negozio e ancora rimpiange il fatto di non essere riuscito negli anni a crearsi un’alternativa.
Gli errori si pagano, certo, ma per fortuna restano le emozioni, la passione, che è sempre la stessa ad ogni latitudine calcistica. A San Siro come in un torneo di calcio a 8. Ci pensa il presidente del ‘Pizza Boom’, la squadra in cui giocano Caterini e Rossi, a restituire un po’ del clima da spogliatoio di cui non riescono a fare a meno Marco e Daniele. Può capitare a chiunque quello è successo a quei tre pischelli a cui a 17 anni hanno chiesto di essere subito uomini.
E loro, all’improvviso, si sono ritrovati ‘quasi campioni’ con un grande futuro dietro le spalle e tutta la vita davanti per raccontare quello che avrebbe potuto essere, e, in parte, è stato. Anche se hai scoperto che non basta essere bravi, anche se lo sgambetto del destino ti ha negato il boato dell’Olimpico. Anche se qualcuno ha sbagliato, ma che ci vuoi fare, alla fine, è andata così.
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