“SONO QUASI NONNO MA A 60 ANNI SOGNO ANCORA DI DIVENTARE PADRE” – EROS RAMAZZOTTI SI RACCONTA IN UNA BOMBASTICA INTERVISTA A ALBERTO DANDOLO SU “OGGI” – L’INFANZIA “WILD” AI BORDI DI PERIFERIA, LE VACANZE A TORVAIANICA, IL RAPPORTO CON LE SUE EX MICHELLE HUNZIKER E MARICA PELLEGRINELLI: “HO SEMPRE AVUTO STORIE LUNGHE MA QUALCHE CAZZATA L’HO FATTA” – E POI SANREMO, IL “GOBBO BIRICHINO” DURANTE IL DUETTO CON ULTIMO, IL CALCIO, IL TIFO PER LA JUVE (“MA IL NAPOLI MI DIVERTE”) E IL SUO DOLORE PIU’ GRANDE…
Sono le 9 del mattino di un giorno di febbraio. Lui è di ritorno dalla scuola dove, come un padre tra tanti padri, ha accompagnato il suo figlio più piccolo, Gabrio, 7 anni.
Eros Ramazzotti, 59 anni, oltre 70 milioni di dischi venduti in tutto il mondo in oltre 40 anni di carriera, tre figli e due matrimoni alle spalle; il primo con Michelle Hunziker, madre di Aurora, e poi con Marica Pellegrinelli che gli ha donato Raffaela Maria, 11 anni, e appunto Gabrio Tullio.
Eros ci riceve nella sua casa in Franciacorta di ritorno da Lisbona, in cui ha fatto il tutto esaurito alla storica Altice Arena, nella 19a delle 77 tappe del suo tour mondiale Battito infinito, partito nell’ottobre scorso infiammando letteralmente le principali città delle due Americhe e che ora è sbarcato in Europa (a marzo sarà in Italia).
È rimasto un “ragazzo di periferia” pur esportando l’italianità oltre confine.
«Il nostro è il Paese più bello del mondo. Cerco di onorarlo nell’unico modo che conosco: con la musica. E senza l’italianità, la periferia che mi porto dentro, non sarei oggi l’uomo che sono».
Che figlio è stato?
«Un po’ agitato, infatti il mio primo disco fu Cuori agitati. Non sapevo cosa fare da giovane se non il musicista. È sempre stata la mia passione».
E i suoi come presero questa sua passione?
«Sono stato sempre appoggiato da mio padre. Lui era un artista e mio nonno addirittura un cantante bravissimo, un chitarrista stornellatore».
Insomma, una questione di Dna.
«Sì, una questione di sangue. Sa, noi siamo originari dei Castelli romani e non potrò mai dimenticare sin da piccolo le nottate passate a cantare. Accompagnavo mio padre ai Castelli e queste erano le mie vacanze, dalla periferia andavamo lì a fare quello che di più bello c’era da fare: cantare e suonare. Al massimo andavo ogni tanto al mare, all’inizio a Ostia e poi fisso a Torvaianica. Per me era il paradiso. Ci alzavamo alle 5 del mattino, alle 7 eravamo al mare e alle 4 del pomeriggio smontavamo tutto e tornavamo a casa. Queste sono state le mie vacanze fino ai 17 anni. Poi sono andato a vivere a Milano».
Lei che padre è?
«Ho cominciato un po’ tardi, prima non avrei avuto il tempo necessario per stare dietro a una situazione così importante come i figli. E, comunque, deve chiederlo ad Aurora che padre sono».
Ora, grazie ad Aurora, diventerà pure nonno.
«Eh sì, tra un mese, è un maschietto ma non so ancora che nome gli daranno (pare sarà chiamato Nicolò, ndr). Le scelte dei figli sono sacre».
È sempre difficile preservare i rapporti d’amore con le ex compagne; lei come ha fatto?
«Ho sempre avuto storie lunghe, non sono mai stato frivolo quando ho avuto in corso una relazione. Quando sono stato solo magari sì, qualche cazzata l’ho fatta, come tutti no? Ma sempre nei limiti. Io sono così, in amore ancora di più».
Quanti chili perde a ogni concerto?
«Ogni volta c’è uno sforzo psicofisico bestiale. Io faccio 5-6 chilometri sul palco ogni volta, li conto con l’orologio. Negli ultimi anni poi mi concedo anche di più al pubblico, all’inizio ero più freddo, distaccato e concentrato. Poi ho capito che era più giusto andare in mezzo alla gente. Non avere barriere con chi ti ama».
Lei però ha scelto di vivere in campagna, isolato.
«Sono nato nel quartiere di San Giovanni, a Roma, ma ho vissuto in periferia. E la periferia era una borgata con il prato e la strada, non c’era nient’altro. C’era Cinecittà vicino, dove giravano i film. Vivevamo molto wild, molto liberi. Questo l’ho riportato anche nella mia vita quando ho avuto la possibilità di scegliere. L’importante per me è sempre stato vivere fuori dalla città, sereno e tranquillo. Per questo sto fuori Brescia, in Franciacorta».
E la passione per i cavalli?
«Per gli animali in generale, ero un canaro e adesso sono pure un gattaro, ho sette gatti: Elvis, Zorba, Tina, Mia, Panna Cotta, Ariel e Alaska. Quando trent’anni fa ho avuto la possibilità di comprare un cavallo ho iniziato a cavalcare all’italiana, poi all’americana perché è più rilassante».
E lo sport? Fa anche arti marziali.
«Sì, Kyokushinkai (uno stile di Karate, ndr). Ho iniziato dopo che mi ruppi una spalla e iniziai a fare fisioterapia con Luigi Passamonte che è cintura nera di Kyokushinkai, e dopo i pesi ho iniziato anch’io quest’avventura. È un’esperienza quasi mistica, che ti cambia la vita, ti migliora, ti rafforza. Mi aiuta anche a livello psicologico».
Lo consigliò pure alla sua ex moglie Michelle Hunziker, vero?
«Sì, Michelle è arrivata a prendere due cinture, lei è una vera macchina da guerra sotto quest’aspetto. Il Karate ti dà l’equilibrio necessario per affrontare lo stress della vita. Michelle ha un carattere forte».
Anche la sua seconda moglie Marica Pellegrinelli non sembra una persona fragile.
«Sì, è una macchina da guerra anche lei. E poi è bergamasca, è dei monti, quindi molto tosta».
Lo era anche sua madre?
«Sì. Le confesso che la sua perdita per me è stato il dolore più grande. Mi ha lasciato più di vent’anni fa, era il periodo anche della mia separazione da Michelle, tanti problemi… Quando si è attraversati dal dolore vero si rischia di perdere la lucidità».
Che cosa o chi l’ha aiutata?
«Ho trovato sempre in me stesso la forza. Ma sono diventato forte solo perché ho imparato a essere debole. Poi nel tempo ho inteso che bisogna anche avere la maturità di affidarsi a chi ha gli strumenti umani e professionali per sostenere la tua crescita. Io sono stato fortunato, ho trovato ad esempio sul mio cammino Gaetano Puglisi (suo manager, ndr) che mi ha restituito la voglia di progettare e intraprendere nuove sfide».
(…)
Oltre alla musica, quali sono le altre sue passioni?
«Avere la possibilità di rilassarsi, di concentrarsi, di fare movimento, lo sport… Sono stato un calciatore fallito, grande appassionato del calcio e tifoso juventino perché lo era mio padre e me l’ha trasmesso. Sono e rimango juventino ma amo il calcio giocato con passione e professionalità e vedere il Napoli di oggi mi diverte: complimenti».
Complimenti anche a lei per l’esibizione con Ultimo a Sanremo.
«Un grande affetto è quello che mi lega a Niccolò, Ultimo, da tempi non sospetti. Lo considero un vero artista. Mi ha molto emozionato risalire su quel palco. Lì da dove tutto è iniziato».
Che mi dice del “gobbo birichino” a Sanremo che non l’ha supportata durante l’esibizione ?
«Cose che possono capitare. Ho preso in giro i miei tecnici perché facciamo 100 date ed è sempre tutto perfetto e l’unica volta che abbiamo un problema succede sul palco che dopo 30 anni ancora mi mette agitazione. Pace, succede, siamo esseri umani».
E a Sanremo in gara ci tornerebbe?
«Ipotesi molto remota, è un tritacarne, ti massacra. Non dimentico mai però che Sanremo è stato il trampolino di lancio e non posso che essere legato fortemente a questo evento».
(…)
Ha fatto anche tanti duetti con artisti internazionali da Ricky Martin, Anastacia, Tina Turner… Chi tra questi le ha scaldato di più il cuore?
«Hanno avuto tutti un ruolo fondamentale nella mia crescita. Ma il rapporto umano e artistico che conserverò come il ricordo più bello è quello con Tina Turner. Una vera star e una donna che ha attraversato la vita con la forza di una vera leonessa».
In futuro, se dovesse trovare la donna giusta, diventerebbe di nuovo papà?
«Beh, che ne sappiamo? Non mi interessa quel che pensa la gente. Se uno si innamora fa quel che sente. Quando troverò la mia anima gemella, perché escludere a priori una nuova paternità? E io infatti non la escludo».
In una recente intervista ha fatto intendere che ha un nuovo amore. È vero?
«Mi avvalgo della facoltà di non rispondere».
C’è in lei “un’emozione per sempre”?
«Sì, veder crescere i figli educati in un mondo come questo, che riescano a inserirsi nella società coi piedi giusti, con la testa giusta, perché il mondo è difficile: l’emozione più grande sarà questa. Vedere i miei figli, anche i più piccoli, avere un futuro migliore di questo presente».
E che cosa altro si augura per i suoi figli?
«Che riescano sempre a guardarsi allo specchio a testa alta. E che si amino. Solo così si va avanti, se uno non si ama fa molta fatica. E l’amore per se stessi non può prescindere dal rispetto che si deve alla natura. La Terra non è nostra e va salvaguardata. Abitarla è un privilegio e un onere».
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