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Italia senza soldi e debito pubblico da record

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Finite le vacanze, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, vedrà martedì i suoi tecnici per la prima ricognizione in vista del […]

Finite le vacanze, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, vedrà martedì i suoi tecnici per la prima ricognizione in vista del Programma strutturale di bilancio, atteso entro il 20 settembre, che disegnerà il percorso di riduzione del deficit nei prossimi sette e passa anni. Il compito è difficile: la correzione dei conti ’25 è già assicurata, ma per rifinanziare le misure del 2024 potrebbero servire più di 18 miliardi, e le coperture «buone» sono finite da tempo. L’ultimo decreto del governo, l’omnibus del 10 agosto, con il quale Giorgia Meloni ha raddoppiato lo stanziamento per le agevolazioni della Zes nel Mezzogiorno, portandole da 1,6 a 3,2 miliardi, conferma un fatto già evidente da tempo.

Per coprire quella spesa il governo ha dovuto tagliare 560 milioni dal Fondo Sociale di Coesione, ma soprattutto altri fondi destinati a interventi strutturali e opere pubbliche. Nell’occasione sono stati tagliati 290 milioni dal Fondo opere indifferibili, dotato a partire dal 2021 di 8,8 miliardi per compensare l’aumento dei prezzi nelle opere pubbliche in corso e ora del tutto spolpato.

Così come è stato esaurito dai «prelievi» del 2023 il Fondo Perequativo Infrastrutture per compensare i divari tra le Regioni (aveva 4 miliardi). […] Nella tornata di agosto le forbici del Mef, per la prima volta, hanno colpito anche i fondi del Piano nazionale complementare al Pnrr, 30 miliardi di risorse nazionali che affiancano quelle del Next Generation Ue, con gli stessi rigidi tempi di esecuzione e procedure appena più blande.

Il taglio (per ora) è stato di 750 milioni. Tra questi 128 milioni al progetto Strade sicure, in particolare sul monitoraggio di ponti e viadotti dell’A24-A25, 55 per il rinnovo dei locomotori e carri merci e 50 per i porti, tutti di competenza del ministro Salvini, 132 milioni di investimenti sui siti del patrimonio culturale e aree naturali, affidati al ministro Sangiuliano, quasi 60 milioni ai contratti di filiera dell’Agricoltura, 50 all’economia spaziale, 67 alla Salute, 70 alla Ricerca, e 17 milioni per il miglioramento di quattro carceri minorili, proprio mentre scoppiava la polemica sulle condizioni dei penitenziari.

Finora, dunque, hanno prevalso i tagli agli investimenti rispetto a quelli sulla spesa corrente. Con la nuova legge di Bilancio, data la situazione, difficilmente si potrà fare meglio. Per confermare tutte le misure del ‘24 servirebbero 18 miliardi, quasi 20 se fosse rifinanziata in pieno la Zes, 23 se venissero stanziati i fondi per il rinnovo triennale dei contratti dei dipendenti pubblici, almeno 30 se nel conto entreranno pensioni minime e sgravi Irpef per il ceto medio. A meno di non incidere ancora sugli investimenti, altri tagli di spesa sono difficili.

Dai ministeri devono già arrivare 2,5 miliardi l’anno e dalle detrazioni e deduzioni sarà arduo, dicono i tecnici, ricavare un miliardo. Qualcosa si potrà risparmiare sull’Assegno unico per i figli, ma lo stesso tesoretto che si profila con l’extra gettito (i dati arriveranno il 9 settembre, potrebbe arrivare a 20 miliardi) servirà fino a un certo punto. Per le coperture potranno essere utilizzate solo le maggiori entrate strutturali, prioritariamente per il cuneo fiscale. Le altre potranno coprire solo «una tantum» come lo sgravio delle tredicesime, già tentato invano nel 2023.

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