ORGE, GARE DI POMPINI, SESSO A TRE CON VIDEO, DONNE IN CANILE, SESSO CON BOTTIGLIE: QUESTE LECCORNIE E MOLTO ALTRO NEL LIBRO “NOTHIN’ BUT A GOOD TIME. LA STORIA NON CENSURATA DELL’HARD ROCK ANNI ’80” – BARBARA COSTA: “ALTRO CHE MANESKIN, I GRUPPI SI SDRAIAVANO A TERRA CON LE GAMBE SOLLEVATE A TUONARE SCOREGGE A RAFFICA INCENDIANDOLE CON L’ACCENDINO. SI PULIVANO LE PUDENDA CON GLI ELENCHI DEL TELEFONO. IN QUEL PANORAMA MUSICALE IMMENSAMENTE MASCHILISTA, A CUI OGNI COSA ERA CONCESSA, LE DONNE ERANO CONSIDERATE DELLE GRAN…”
Damia’, scansate! Sposta le tue chiappe pelose e i tuoi Måneskin più in là, che qua tu non c’entri: tu e i Måneskin siete ragazzi perbene, non succederà che vi scoprano “sdraiati per terra con le gambe sollevate a tuonare scoregge a raffica incendiandole con l’accendino”, e né sono sicura ad ingoiare vermi vivi durante un concerto, ma nemmeno su un palco a darvi fuoco, a gettar tranci di carne al pubblico, né a vomitare sangue e a sgozzarvi (ma per finta). Voi Måneskin non vendete lo spavento.
Ma a te, Damiano, “pollastrella col caz*o” forse ti ci hanno già chiamato, e per il tuo look, eccentrico sì ma non platino lungocrinito come i metallari anni ’80, svitati completi, front-man di band di dischi suonati e venduti a tonnellate, e band che facevano il tutto esaurito (vero!) in arene e stadi, e band le cui gesta son celebrate in “Nothin’ But a Good Time. La Storia Non Censurata dell’Hard Rock Anni ’80”, bibbia del decennio hair-rock-metal, finalmente uscita in italiano (Il Castello ed.).
Non l’ammetteranno mai ma chi oggi 50/60enne è in prima fila a romper le p*lle ai Måneskin per come suonano, e cantano, e si conciano, era allora in prima fila ad acclamare i pupazzoni Mötley Crüe, Guns N’ Roses, Ratt, Poison, Skid Row, e cento altre band al cui confronto i Måneskin sono prototipi da oratorio. E non solo per la fondamentale differenza che Damiano e soci son bravi ragazzi, puliti, mentre queste band eran formate da schizzati “sozzi scappati di casa” strafatti “ca*zutissimamente motivati”, ma per… l’attitudine.
I Måneskin non si puliscono le pudenda con gli elenchi del telefono (anche perché non esistono più), non stanno “a drogarsi e a ubriacarsi come non ci fosse un domani, caz*o!”, e non leccano la loro pipì come Ozzy Osbourne a sfida ai Mötley, e né si fanno fare p*mpini nel tour bus filmando l’exploit in tempo reale con telecamere a circuito interno, e men che meno ti porgono piatti colmi delle loro feci fumanti come ha fatto il batterista Tommy Lee, “ed eccovi serviti!”.
E poi, le donne: odierne 50/60enni, dove state? Che fate? Non vi ricordate? Avete buchi di memoria? O vi vergognate a ripensare voi stesse a quei tempi, super divertenti, quando eravate felici e innamorate perse di tali maschioni glammissimi chitarristoni? E chissà chi di voi ci è riuscita, a “rocks your boys” (a farseli), e solo una volta, una notte, da groupie ‘mbriachissima…
Chi tra voi ora mamma e irreprensibile professionista negli ’80s si abbigliava a tr*ia e pazza di vita e c-o-n-s-e-n-s-u-a-l-i-s-s-i-m-a si è lasciata andare a orge, se non con i membri delle band con le crews, con i roadies, o con tutti a scalare? Chi tra voi ebbra di gioia si fonava e cotonava i capelli fino al soffitto, si impiastricciava di fard, e correva ai concerti, si sdilinquiva a quelle hit, calamitata, ma ora ha paura a googolare determinate parole per riconoscersi in foto proibite di sc*pate a tre, un pene in bocca e uno nel sesso, e peni uno dietro l’altro, nei backstage, nei motel, con quei “rocchettari fr*cioni” per voi a quell’epoca divini?
Signore belle, datemi retta: se ci tenete alla vostra moralità, non aprite questo libro! Potreste offendervi a morte!!! In quel panorama musicale immensamente maschilista, a cui ogni cosa era concessa – e da voi soprattutto! – sapete come venivate considerate? “Gran m*gnotte”, “grassone e culone”, “straccia mutandine bagnate”, “gallinelle per maialoni assatanati sempre a caz*o duro”, “bagasce dallo spirito mooolto indipendente”, “mucche in calore entusiaste di essere trascinate nel backstage”, e chi era quella che al bancone di un bar da Vince Neil dei Mötley Crüe “si è lasciata sfilare le mutandine per farsi infilare un collo di bottiglia nella f*ga”, come se fosse la più bella esperienza della sua vita?
“Uno spassooooo!”, com’era una f*gata stare nel “DOG POUND”, il “canile” dei Mötley Crüe: così stava scritto sulla porta di una stanza “zeppa di ragazze, eccitatissime, e smaniano per essere scelte”. Per far che? “Succhiartelo davanti a tutti!!!”. Tette e c*li nudi in videoclip volgari, e però “nessuna ha una volta espresso disappunto alcuno, né tantomeno sdegno”.
Già. Ma c’è chi lo riconosce: “Se allora fossero girati i dispositivi foto e video presenti, l’intera scena sarebbe finita in gattabuia”. Terremotante. “Fino allo stroppio”. Ma è successo, sai? Non puoi cambiarlo. Purtroppo “non sai mai cos’hai per le mani/finché non l’hai più”, e infatti, a un certo punto, “i fan hanno le p*lle piene di lacca, di cotonature e spandex”, e arriva Kurt Cobain, che tutti ‘sti capelloni li spazza via. A cannonate. Liquidati in blocco come nulla fosse. Non c’è pace per i dannati, cari miei. Lo avete capito, e a vostre dure spese: a Kurt Cobain “Call Dirty To Me”, “f*ttuta fighetta del ca*zo”, o “negro rottinc*lo”, non lo dici.