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Perché Thomas Crooks ha sparato a Trump?

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«Voglio capire cosa diavolo sia successo», ha detto veloce a un giornalista il padre di Thomas Matthew Crooks che lo […]

«Voglio capire cosa diavolo sia successo», ha detto veloce a un giornalista il padre di Thomas Matthew Crooks che lo incalza per avere una reazione. […] Un’azione compiuta, in apparenza, da un ragazzo qualsiasi, simile a numerosi sparatori della lunga storia americana. Figure pronte a uccidere, a volte in cerca di infamia o notorietà «negativa» […] La storia di questo ventenne è chiusa nella zona di Bethel Park, Pennsylvania […] Le informazioni sul suo breve passato sono parziali […] Diploma al liceo locale due anni fa, bravo in matematica e scienze […] è descritto come «solitario» e con pochi amici, non tradiva emozioni, pare fosse bullizzato.

Per uno studente l’omicida «era preso di mira costantemente», un altro è sembrato più cauto. Una narrazione confusa e comune ad altri casi. L’album dell’istituto contiene una foto classica, di un ragazzino con gli occhiali, i capelli pettinati da un lato, la maglietta con la bandiera. Diversa, invece, la versione di uno studente: ad una tv ha dichiarato che il killer non di rado indossava la mimetica e abiti da cacciatore, un segno esteriore di una possibile passione per le armi confermato dalla maglietta che portava al momento dell’imboscata, sabato pomeriggio. Una T-shirt di Demolition Ranch, canale Youtube dedicato sempre alle armi.

Thomas, dicono altri report, avrebbe lavorato per un certo periodo nella mensa di una casa di cura e non sembra avesse avuto precedenti giudiziari. Un vicino ha alluso a presunti contrasti con il padre, ma è un particolare da confermare. Uno zio, invece, ha offerto un angolo diverso: «Non avevamo più rapporti con loro (la famiglia), erano molti riservati».

I media si sono messi a scavare sui social per trovare spunti. Dalle carte risulta che il giovane si era registrato come repubblicano mentre da minore, alcuni anni fa, avrebbe fatto una minuscola donazione in favore di un programma liberal. Nulla […] che permetta di accostarlo ad un’ideologia specifica. L’analisi della sua vita digitale potrà offrire altri tasselli. Se ve ne sono.

Thomas non ha fatto il militare e questo fa pensare che abbia imparato a maneggiare il fucile per conto proprio, anche perché sarebbe stato respinto dal club di tiro in quanto «scarso». Eppure, ha cercato di centrare Trump da una distanza di circa 120 metri usando una versione dell’AR-15, modello molto diffuso. Per le autorità era stato acquistato legalmente dal padre circa sei mesi fa.

Un dettaglio che ci riporta un su sentiero noto: report ufficiali hanno rivelato che quasi il 70 per cento dei responsabili di stragi negli Stati Uniti ha impiegato un’arma di proprietà dei genitori. Il secondo elemento è la preparazione. Crooks si è procurato il fucile, forse ha compiuto una ricognizione preventiva per capire come poter arrivare al tetto del capannone dal quale ha mirato su The Donald. Probabilmente aveva in mente un «seguito».

Gli inquirenti hanno trovato alcuni ordigni rudimentali sulla sua auto e nell’abitazione. Il modus operandi di Thomas richiama eventi ancora più gravi come bilancio. Lontani e vicini. Nell’agosto del 1966, ad Austin, Texas, un veterano dei Marines uccide 15 innocenti tirando da una torre. Nell’ottobre 2017 il giocatore di casinò Steven Paddock stermina 60 persone dalla sua stanza al trentaduesimo piano di hotel di Las Vegas trasformata in postazione. Il 4 luglio del 2022 Robert Crimo III si è travestito da donna, si è arrampicato su un tetto per sparare su una manifestazione in una strada di Highland Park, Illinois. Sette i morti.

Nato il 20 settembre 2003, Thomas Matthew Crooks, aveva vent’anni appena. Pochi istanti dopo aver premuto sette volte il grilletto del fucile semiautomatico del padre, sfiorando il candidato alla Casa Bianca, colpendo a morte un cinquantenne e ferendo gravemente altre due persone, è stato ucciso a sua volta dai cecchini dei servizi segreti. Non aveva documenti con sé e per identificarlo è stato necessario analizzarne il dna. Indossava un pantalone militare e una maglia grigia con bandiera a stelle e strisce e il logo di un popolare canale YouTube intitolato “ Demolition Ranch ”, dedicato agli appassionati di armi.

Un’immagine che contrasta con le foto dell’annuario scolastico affidate ai giornalisti dai compagni di scuola: un ragazzino nerd, l’appassionato di matematica e scienze che l’ultimo anno di liceo si aggiudicò un premio di 500 dollari. Sempre al liceo aveva cercato di unirsi alla squadra di tiro al bersaglio, ma non era stato accettato per la pessima mira. Magro, occhialuto, il mento appuntito, non usava i social ed era iscritto al solo servizio di messaggistica Discount: «App usata raramente e mai per discussioni politiche», come hanno prontamente fatto sapere i responsabili.

Viveva a Bethel Park, 32mila abitanti, sobborgo tranquillo e alberato a un’ora di macchina dal luogo dell’attentato. […] Alla vigilia della maggior età, il giovane Crooks si era iscritto nelle liste elettorali repubblicane: come papà Matthew Brian, 53 anni, terapista specializzato in disabilità con simpatie libertarie, che a 24 ore dall’attentato compiuto dal figlio ha trovato solo la forza di dire a Cnn : «Lasciatemi in pace, devo ancora capire cosa diavolo è successo».

Dagli stessi registri risulta che mamma Mary, assistente sociale di 51 anni, è invece iscritta come democratica fin dagli anni Novanta, eventualità non anomala nelle famiglie americane. Ma che spiega, forse, perché il 20 gennaio 2021, giorno dell’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca, due settimane dopo l’attacco di Capitol Hill, il ragazzo all’epoca 17enne, fece una donazione – 15 dollari appena – al Progressive Turnout Project. Un’organizzazione di sinistra impegnata nel mobilitare gli elettori in difesa della democrazia.

Le indagini sono in corso, con gli investigatori ancora alla ricerca di un movente, che l’Fbi al momento afferma di non poter definire “ideologico”. Così come sembra tramontata la pista di un complice. Sui social qualcuno afferma che apparteneva a una milizia di estrema destra e avrebbe sparato al “proprio” candidato – guarda caso mancandolo – allo scopo di scatenare una guerra civile nel paese già infiammato dalle divisioni politiche.

Ma la piccola folla radunata all’incrocio fra Meadowbrook e Milford road, la strada ancora presidiata dalla polizia dove in una casetta rossa al civico 2506 il killer viveva coi genitori e la sorella, è scettica. «Aveva simpatie di destra» conferma Zach Bradford, che con lui aveva seguito i corsi di storia americana alla Bethel Park High School.

Anche un altro ex compagno, Jason Kohler 21 anni, è incredulo: «Non eravamo in confidenza ma non era tipo da cui ti aspetti alcunché. Era un solitario, bullizzato per le sue strane tute mimetiche e il suo viso inespressivo. Aveva qualche amico, ma pranzava sempre solo. Dopo il Covid lo abbiamo visto poco: seguiva le lezioni da casa. Era un emarginato». gli agenti hanno trovato materiale esplosivo nella sua auto abbandonata nel parcheggio del raduno politico.

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