Il cambio di strategia di Kiev è ormai chiaro. Così come è chiara la risposta che arriverà da Mosca. «Sull’incursione di Kursk da parte delle forze ucraine quel poco che si sa arriva principalmente da media russi – spiegano fonti militari delle Nazioni Unite – . Di sicuro, dalle evidenze sul campo, non è cosa piccola, come minimo almeno sono coinvolte tre brigate regolari, verosimilmente altre unità in possibile aggiunta qualora le condizioni lo permettano. Senz’altro diverso materiale presente in termini di armamenti, da Air Defense ad Arty , anche Himars».
Oltre ad essere la prima incursione in territorio russo attuata non solo con truppe non convenzionali, il punto fondamentale spiegano le fonti è che «la situazione è in stato di espansione». Il timore è la potenza e l’estensione della reazione russa. «Per il Cremlino è uno smacco senza precedenti, non passerà liscio, Vladimir Putin deve dare delle spiegazioni e delle dimostrazioni, nelle prossime 48 ore lo osserveremo», affermano esperti del Palazzo di Vetro, secondo cui il rischio è il ricorso anche ad armi non convenzionali.
Per questo “affronto” senza precedenti, la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha promesso che l’esercito darà «una dura risposta» all’offensiva nemica, dopo che almeno 15 persone sono rimaste ferite in seguito alla caduta su un condominio dei detriti di un missile ucraino abbattuto nel Kursk. Nel frattempo, le bombe russe sono tornate ad abbattersi sulla regione di Kiev, dove nella notte un raid degli invasori ha colpito un distretto vicino alla capitale uccidendo un padre e il suo bambino di 4 anni, e ferendo altre tre persone.
«Secondo le prime informazioni, i russi hanno utilizzato un missile nordcoreano» su Kiev, ha denunciato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, prima di tornare a chiedere ai partner di togliere qualunque limite nell’uso delle armi occidentali per poter colpire anche in territorio russo. «Abbiamo bisogno di soluzioni che eliminino le restrizioni alle nostre azioni difensive», ha detto il leader ucraino. «Quando la capacità a lungo raggio dell’Ucraina non avrà più limiti, avvicineremo davvero la sua giusta fine». L’appello del presidente arriva all’indomani della prima chiara ammissione dell’operazione ucraina per «spingere la guerra» in territorio russo.
Velocità e azioni imprevedibili. Da sei giorni l’esercito ucraino va avanti in un’offensiva nel cuore del territorio russo che le forze messe in campo da Mosca non riescono ad arginare. L’elemento chiave del piano concepito dal comandante in capo di Kiev, il generale Syrsky, è la sorpresa. «L’obiettivo è sconvolgere l’avversario e travolgerlo dove è più debole o dove non se l’aspetta – ha scritto il generale australiano Mick Ryan, uno dei più attenti analisti del conflitto – . Questo rompe la coesione del nemico e la capacità di rispondere in modo efficace, che può essere sfruttata per occupare larghe quantità di terreno e distruggere le postazioni difensive».
Esattamente quello che hanno fatto le brigate ucraine con l’assalto iniziale nella notte tra lunedì e martedì scorso: adesso continuano a mantenere vivo l’effetto sorpresa con una serie di azioni tattiche.
Ci sono piccole unità ucraine, in genere composte da quattro-cinque veicoli blindati, che si inseriscono in profondità nella regione di Kursk, colpendo nelle retrovie dei reparti schierati dal Cremlino per respingere l’attacco. Allo stesso tempo, questi nuclei corsari complicano il lavoro del quartiere generale russo perché non permettono di decifrare le direttrici dell’avanzata. Alcune di queste sortite […] fanno ipotizzare che Kiev possa aprire un secondo fronte.
Ci sono stati diversi raid, con video diffusi sui social, occupando alcune località nel distretto Belovsky: si trova più a Sud dell’offensiva in corso. Alcune fonti russe pensano che sia una mossa diversiva per creare confusione; altre temono che nelle prossime ore possa scattare una nuova carica di mezzi corazzati diretti verso Suzda, la cittadina dove più intensi sono i combattimenti, tentando di chiudere in una morsa i battaglioni russi.
Qualcosa di simile potrebbe avvenire anche più a Nord del fronte principale: a Tetkino due giorni fa ci sono state scaramucce, sostenute però dal fuoco dell’artiglieria ucraina. Proprio la presenza dei cannoni semoventi e di altre colonne corazzate in prossimità del confine potrebbe essere la premessa a un’irruzione massiccia. In questo caso, l’obiettivo sarebbe accerchiare le truppe di Mosca che presidiano Korenevo, città da cui parte l’autostrada per Kursk minacciata dalle avanguardie ucraine.
L’unica certezza è la “nebbia di guerra” che avvolge tutta la zona degli scontri e rende difficile trovare notizie confermate. Si parla addirittura di squadre ucraine con divise e mezzi russi che compiono sabotaggi dietro le linee, sul modello dei commandos tedeschi in uniforme americana guidati dal generale nazista Otto Skorzeny durante la battaglia delle Ardenne.
Il territorio saldamente occupato dagli ucraini è di circa 450 chilometri quadrati, all’interno del quale i soldati di Kiev adesso stanno occupando i villaggi uno ad uno ed eliminando sacche di resistenza. Secondo diversi blogger russi, gli “invasori” starebbero costruendo trincee e postazioni per affrontare il contrattacco ordinato da Putin.
Il ritardo nella reazione pare legato anche alla volontà di non distogliere brigate dal Donbass, dove il rullo compressore di Mosca anche in queste ore continua a togliere terreno agli ucraini. Una scelta strategica che però rischia di lasciare troppo spazio all’avanzata di Kiev. E se l’appello del presidente Zelensky per ottenere il via libera all’impiego delle armi occidentali a lungo raggio nella campagna di Kursk venisse accolto, la situazione per i russi potrebbe diventare insostenibile.
Già ora, il risultato d’immagine ottenuto dal governo Zelensky è di grande rilievo: fino a una settimana fa, la vittoria russa sembrava inevitabile. Adesso gli ucraini hanno ripreso in mano l’iniziativa, trasformando una lenta campagna di logoramento in una battaglia di movimento in cui stanno umiliando gli avversari. Lo sfregio alla credibilità di Putin è pesante e ci potrebbero volere settimane per liberare la regione di Kursk. Per questo l’intelligence di Kiev teme una rappresaglia missilistica contro le metropoli, nel tentativo di incidere sul morale della popolazione. In questo scontro di armi e di propaganda, resta sempre uno spettro: lo scenario di una risposta nucleare russa.