Il governo di Kiev ha cercato di rendere ben chiaro. «A differenza della Russia, l’Ucraina non necessita affatto delle proprietà di un altro popolo. Noi non siamo interessati a impadronirci del territorio di Kursk, ma intendiamo semplicemente proteggere le vite della nostra gente», La morale è semplice, a suo dire: «Prima i russi accetteranno la pace e prima riavranno indietro le loro terre». Adesso gli ucraini stanno spiegando le modalità e le finalità dell’invasione di Kursk.
«Nonostante le battaglie difficili e intense le nostre truppe continuano ad avanzare», ha dichiarato ieri Zelensky. Due giorni fa il suo capo delle forze armate, Oleksandr Syrskyi, aveva annunciato per la prima volta che le sue unità stavano controllando almeno 1.000 chilometri quadrati della regione.
A suo dire nelle ultime ore avrebbero preso altri 40 chilometri quadrati. Pare che almeno 74 tra villaggi e cittadine russi siano ora in mano ucraina. Secondo alcuni analisti occidentali il corpo di spedizione ucraino non conterebbe tra i mille o duemila soldati, come ventilato inizialmente, bensì circa 12.000.
Mosca manda rinforzi e mobilita truppe dalla zona di Zaporizhzhia, sul fronte meridionale. I portavoce del Cremlino ribadiscono di essere riusciti a fermare i nemici. Il tentativo dei comandi russi resta quello di non diminuire la pressione sul Donbass, dove gli ucraini dall’inizio dell’anno sono in gravi difficoltà e perdono lentamente terreno. Anche ieri sembra che i russi siano avanzati in direzione della città di Pokrovsk sparando missili e cannonate sulle zone urbane.
Procede l’evacuazione dei civili russi dalle zone di Kursk. Mosca parla di intensi combattimenti nella cittadina di Maryinka, che si trova a circa 24 chilometri dal confine internazionale. La televisione russa trasmette le immagini di civili in attesa nelle strade per ricevere cibo e acqua dalla protezione civile. Si vedono organizzazioni di volontari che aiutano anziani e bambini verso gli autobus diretti fuori dalle zone a rischio. Sono scene che abbiamo visto quotidianamente dal febbraio 2022 nelle regioni ucraine investite dalla guerra e dai bombardamenti.