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ROMA SELFIE SULLA FONTANA DI TREVI

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QUINDICI SECONDI DI CELEBRITA’ PER UN SELFICIENTE: UN TURISTA HOOLIGAN SI ARRAMPICA SULLA FONTANA DI TREVI PER SPARARSI UN SELFIE SOTTO GLI OCCHI DI CENTINAIA DI PERSONE E DAVANTI AL PRESIDIO DEI VIGILI URBANI (NATURALMENTE NEPPURE UNO CHE GLI GRIDI: “SCENDI, IDIOTA!” E NEPPURE UN AGENTE CHE INTERVENGA) – “IL MESSAGGERO”: “ROMA È CITTÀ DEL BELLO MA DEV’ESSERE ANCHE CITTÀ DELLA LEGGE”…

Visto che Totò Truffa non è diventato realtà e la Fontana di Trevi non ce la siamo venduta, non sarebbe il caso di proteggerla di più, di non abbandonarla allo scempio, di non farla preda del turismo più maleducato e indegno della Grande Bellezza? Eppure, la scena che s’è svolta ieri non fa pensare che il principio del decoro sia diventato a Roma una di quelle priorità che dovrebbero riguardarci anche perché ci producono la considerazione del mondo, una crescita economica, un ritorno in termini sia d’immagine sia di sostanza. La scena è questa. Un giovane turista scambia la Fontana di Trevi in una parete di free climbing o nel muro di una qualsiasi palestra. La scala. Ci si piazza in cima e clic, clic, clic: spara su se stesso una raffica di selfie, sorridendo tutto contento per la bravata e inviando le foto di qua e di là. Gli unici che gli dicono qualcosa sono gli amici che lo incitano – dai, dai, dai!!!! – a calpestare questo tesoro artistico, ad espugnarlo con la propria cattiva impresa, a farne teatro di un oltraggio.

A non dire niente, a questo scalatore esibizionista e vandalo in t-shirt nera e smartphone, arrivato chissà da quale Paese vicino o lontano o magari da qualche altra città italiana, sono i vigili seduti nell’auto della municipale proprio lì accanto, che nemmeno fanno in tempo ad intervenire, vista anche la folla che c’è sulla piazza. E nessun altra autorità – o, perché no, un passante romano voglioso di tutelare la ricchezza in cui abita e lo splendore che ci è capitato in sorte? – fa scendere quell’imbrattatore della dignità della Capitale che sarebbe meritevole di una multa salata, o di un daspo per non entrare mai più a Roma, o come minimo di un rimbrotto severo ma molto severo. Se non altro per dimostrare a tutti gli altri turisti di Fontana di Trevi che Roma non può essere maltrattata liberamente.

Se facesse più caldo, non sarebbe da escludere che il turista malandrino, per farsi bello, per avere l’applauso della gente assiepata intorno alla vasca (tra tanti assiepati, neppure uno che gli gridi: «Scendi, idiota!» e neppure un poliziotto da andare a chiamare perché intervenga?) come fosse una piscina comunale, si lancerebbe in un tuffo senza sapere, o infischiandosene, che questa è l’Acqua Vergine monumentalizzata dalla Fontana di Trevi. E’ vero che questo capolavoro artistico si presta ad essere un set. Sennò, non sarebbe diventato un luogo felliniano con Marcello Mastroianni e Anita Ekberg in La dolce vita.

Ma stavolta, siamo a un filmaccio di serie C. La cui morale, visto che nessuno ha detto niente e l’auto dei vigili era lì ma come se non ci fosse, è che mentre il turismo riparte alla grande – Roma è invasa da tanti innamorati arrivati da tutto il mondo, per la stagione estiva ci sono previsioni ultra soddisfacenti sui flussi di visitatori e dopo l’incubo del Covid la nostra Capitale si è risvegliata in maniera impressionante – noi dobbiamo prenderci ancora più cura del nostro patrimonio, saperlo valorizzare, difenderlo e non svilirlo di fronte al primo ragazzotto incivile e agli amici che gli fanno la ola.

Roma città aperta, certo e sempre di più, e ci mancherebbe. Ma aprirsi e accogliere, farsi vedere e farsi vivere non significa regalare la licenza di anarchia ai turisti. Se non si ha la consapevolezza di ciò che si ha e si lascia a ognuno la libertà di prendersene un pezzo salendo a cavalcioni sulla Fontana di Trevi o lavandosi i piedi nella Fontana della Barcaccia (scena vista l’altro giorno a Piazza di Spagna) o scambiando Trinità dei Monti per una pattumiera, non si è accoglienti ma auto-lesionisti. Roma è città del bello ma dev’essere anche città della legge (non l’abbiamo a suo tempo inventata noi?). Quello che deve restare fuori dai nostri confini, dai nostri occhi e dalla nostra tolleranza sono i turisti hooligan. E quelli che scambiano la Capitale per un baraccone. E quelli che credono di averla in pugno – o sotto i piedi, come l’orrido scalatore della Fontana di Trevi – senza rispettarne la storia e il fascino. Ma dev’essere Roma la prima a voler tutelare se stessa e noi – e anzitutto le nostre pubbliche autorità – a voler fermare l’inciviltà che non ci appartiene.

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