Era al tribunale di Salerno, nelle camere di stazionamento della cittadella giudiziaria in attesa di essere chiamato davanti al giudice per l’udienza di convalida dell’arresto. Ha chiesto di andare in bagno. Ha chiuso la porta, si è sfilato i lacci delle scarpe e si è impiccato.
Quarantotto anni, era finito in manette il 2 agosto, su misura cautelare. Le accuse? Violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa famigliare e di divieto di avvicinamento alla persona offesa.
Un altro suicidio. Tra quelli che in tanti definiscono «i dannati del carcere». Sessanta i detenuti che si sono tolti la vita da inizio gennaio ad oggi, nell’anno che sembra aver raggiunto il macabro record.
Cinquantotto uomini, due donne. Trentatré italiani, 27 stranieri. Ventotto di loro avevano tra i 26 e i 39 anni, quindici tra i 40 e i 55.