E’ il “Diario sincero di un’artista”. L’autobiografia “Residui di rock’n’roll” in cui Gianluca Grignani si mette a nudo raccontando la sua infanzia segnata dal rapporto travagliato con i genitori e da esperienze traumatiche, il successo raggiunto quando era ancora giovanissimo, i rapporti spesso complicati con la discografia e la stampa, l’amicizia con altri artisti, primo fra tutti Lucio Dalla.
In un’intervista a Repubblica Grignani racconta di quella volta che è scappato in Sudamerica: «E poi in Giamaica. Tornai a Londra per vedere dei discografici. Avevo fatto i capelli rasta e passai da un parrucchiere per sistemarli, erano troppo intrisi di catrame. Decido di tagliare tutto e di farmi biondo platino. Solo che nell’ufficio dei discografici c’era anche Franco Battiato. Mi vide e fece una mossa alla Mick Jagger».
Racconta del suo incontro con Pino Daniele: «Entro nel camerino dopo un suo concerto per salutarlo. Gli chiedo: “Pino, ci facciamo una canna?”. Risposta: “Guagliò, io nella mia vita mi sono già fumato tutti i Campi Flegrei…”». Poi di quello con Lucio Dalla a un concerto dei Pearl Jam: «Eddie Vedder sul palco completamente ubriaco, il suono della band si sentiva malissimo, ero circondato da persone che pogavano e lo facevano anche male. E a un certo punto da chi mi sento chiamare? Da Lucio Dalla. Era lì, si stava divertendo. Mi ha insegnato a non aver paura».
Nel libro c’è anche il racconto delle dipendenze: «C’è un capitolo, si chiama Il mostro ed inizia con un bel po’ di droga in un sacchetto. Anche qui: le speculazioni sono state tantissime. Dovevo raccontare la mia versione. Solo che ho scelto di farlo in maniera quasi narrativa. Anche perché se dovessi essere più preciso farei finire la favola di qualcuno». Poi racconta di essere stato molestato, da piccolo, durante un campo scuola del Coni. «È successo tanti anni fa ed è stato devastante per me. L’ho fatto per denunciare: queste cose accadono ancora».