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Bangkok. Un hotel di lusso, sei tazze con tracce di cianuro a cui corrispondono sei cadaveri, tre donne e tre uomini. La scena del crimine che si sono trovati di fronte le autorità della capitale thailandese hanno il sapore di una versione esotica di «Dieci piccoli indiani» di Agatha Christie. Tutte le prove raccolte fino a questo momento si concentrano su una delle vittime, Sherine Chong, cittadina statunitense di 56 anni. Il movente? I soldi, tanti soldi: un debito da 280 mila dollari. Le altre vittime del veleno sono Dang Hung Van, 55 anni, anche lui cittadino americano, mentre i restanti quattro — Thi Nguyen Phuong, 46 anni, e il marito Hong Pham Thanh, 49 anni, oltre a Thi Nguyen Phuong Lan, 47 anni, e Dinh Tran Phu, 37 anni — erano vietnamiti.

Thi Nguyen Phuong e Hong Pham Thanh, titolari di un’impresa di costruzioni stradali, avevano versato diverse somme di denaro alla signora Chong con l’obiettivo di vederle investite nella costruzione di un nuovo ospedale in Giappone. A ritrovare i corpi nella stanza 502 del pentastellato Grand Hyatt Erawan sono stati alcuni membri del personale nella serata di martedì. Secondo quanto riferito dalla polizia del posto, al momento del ritrovamento le persone erano decedute da almeno 24 ore e si trovavano in diversi punti della stanza. Gli elementi raccolti hanno potuto accertare che le vittime erano arrivate in hotel in momenti distinti occupando in tutto cinque stanze.

Lunedì alle 14, dopo aver effettuato il checkout di tutte le stanze, esclusa la 502 in cui li aspettava la signora Chong, il gruppo di sei persone si è ritrovato al quinto piano per ordinare cibo e tè da consumare in compagnia. Un dettaglio, non irrilevante, è che la signora Chong sarebbe stata l’unica persona ad aver passato del tempo da sola occupandosi di ordinare il servizio in camera e aspettando l’arrivo degli altri cinque commensali. Uno dei camerieri coinvolti nella consegna di tè e cibo ha riferito alla polizia di essersi offerto di servire personalmente la bevanda nelle tazze, ma la signora Chong avrebbe rifiutato il suo aiuto mandandolo via. «Parlava molto poco ed era visibilmente sotto stress», ha raccontato.

Dalle immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza i vedono i cinque «ospiti» arrivare nella stanza in cui verranno avvelenati con le valigie pronte. Tutti i frame registrati dopo le 14.17 dimostrano che nessuno è entrato o uscito dal luogo del delitto. Il cibo, lasciato quasi del tutto intatto nei piatti, ha portato a pensare che l’avvelenamento sia avvenuto quasi subito. E ancora, i primi risultati delle autopsie hanno dato seguito a questa ipotesi vista la presenza di alte concentrazioni della sostanza letale nel sangue. Visto il coinvolgimento di due cittadini americani, per la prosecuzione delle indagini le autorità locali sono state affiancate dall’Fbi.

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