L’ARRESTO IN DIRETTA DI MESSINA DENARO, IL TUMORE, “PECHINO EXPRESS”, PARLA TOTO’ SCHILLACI: “LA MATTINA IN CUI È STATO ARRESTATO IL BOSS MI TROVAVO NELLA SUA STESSA CLINICA. PENSAVO FOSSE UN ATTENTATO – IL TUMORE AL COLON MI HA SEGNATO. COLLEGARE QUESTE MALATTIE AL PASSATO DA CALCIATORE? NON CI VOGLIO NEMMENO CREDERE – LASCIAI LA JUVE PER IL GOSSIP SULLA STORIA DELLA MIA EX MOGLIE CON LENTINI. BONIPERTI VENNE A CASA MIA PER SALVARE IL MATRIMONIO” – LE NOTTI MAGICHE, LE IRONIE SUI CAPELLI E LA CRITICA CHE NON ACCETTA: “NESSUNO PUO’ DIRE CHE CERCO…”
Estratto dell’articolo di Paolo Tomaselli per il “Corriere della Sera”
Palermo, 16 gennaio: Totò Schillaci riemerge dopo un lungo silenzio, perché si trova per alcuni controlli nella clinica dove viene arrestato Messina Denaro, a Palermo.
Che momenti sono stati?
«Avevo fatto colazione al bar della clinica, stavo cercando di accendermi una sigaretta e mi sono trovato addosso tutti. Pensavo fosse un attentato, l’impatto è stato forte, poi ci hanno rassicurato».
Quattordici mesi fa ha dovuto affrontare un tumore.
«Il mondo mi è caduto addosso, sono andato in depressione, avevo paura di morire. In mente mi è venuto di tutto, ma fortunatamente questo brutto male era circoscritto al colon, non ha danneggiato altri organi ed è stato tolto. Non ho più il retto e lo sfintere. Però tra morire e avere questi problemi, meglio qualche piccolo problema».
Gli esami continuano?
«Sono stato operato due volte, poi a distanza di sei mesi mi hanno trovato una piccola macchiolina sulla cervicale, me l’hanno bruciata una settimana fa con la radioterapia e oggi ho i controlli per sapere se tutto è a posto. Ma mi sento bene, vorrei continuare a vivere. E l’esperienza nel reality Pechino Express , girato in India, mi ha dato nuovo coraggio e forza: nonostante le difficoltà la vita va avanti».
Che ne pensa delle parole allarmate di Dino Baggio?
«Prendevamo qualsiasi cosa ci davano, ma sotto controllo medico. Collegare queste malattie al passato? Non ci voglio nemmeno credere, spero non sia così e voglio avere fiducia nei medici».
Sua moglie Barbara quanto è stata importante?
«Tantissimo. È stata il mio medico personale, in tutto. Mi è stata sempre vicino: non volevo uscire, ero depresso, ho sofferto, ho avuto dolori. Lei c’era, mi ha preso per i capelli e mi ha detto di riprendermi la mia vita. È stata una guerriera, mi ha tenuto in piedi».
(…)
È vero che Boniperti venne a casa sua per ricomporre la crisi con sua moglie Rita nel periodo dei pettegolezzi per la storia con Lentini?
«La società sapeva che c’erano dei problemi nel mio matrimonio, per i quali poi mi separai. E questo ha influito su certe scelte».
Lasciò la Juve per i gossip?
«Ci sono stati momenti difficili, molto brutti, anche a causa dei tifosi avversari. Questo può avere condizionato il mio rendimento e la Juve magari ha voluto cedermi».
Con Rita che rapporto ha?
«Ne parlo il meno possibile. Ognuno faccia quello che vuole, i rapporti sono finiti.
L’importante è che è stata una buona mamma, ha cresciuto Gessica e Mattia con dei valori. Il resto non mi riguarda».
Nessuna Nazionale, tra quelle che non hanno vinto, è stata così amata come quella del 1990. Come mai?
«Perché eravamo la squadra più forte, perché si giocava in Italia e anche per la canzone delle Notti Magiche. Il mio exploit ha contribuito, nemmeno io me l’aspettavo» .
Si è mai sentito intrappolato in quella magia?
«No, perché una favola così era inimmaginabile: tutto quello che toccavo diventava oro, ho avuto una grande occasione e l’ho sfruttata. Se mi chiede come mai ero così, non so dare una spiegazione.Avevo fatto 21 gol con la Juve, vinto la Coppa Italia e la Uefa, è vero, ma in Nazionale ero un debuttante: sono stato eletto miglior giocatore del torneo e sono arrivato secondo al Pallone d’Oro».
È vero che Tacconi predisse il suo gol con l’Austria?
«Stefanuccio ne aveva previsti due, di cui uno di testa come poi è avvenuto. Con lui siamo più che fratelli: sento sempre il figlio Andrea per sapere come va la riabilitazione dopo l’ischemia: il colpo è stato forte, la strada è molto lunga, ma sta migliorando».
Non tutti ricordano l’importanza dell’assist di Vialli.
«Vero. Se lui non avesse fatto quel cross forte e teso, io non avrei segnato e forse non ci sarebbe stato tutto il resto. Gianluca era un uomo squadra, un capitano, uno che lottava sempre. Una persona perbene, fondamentale per la mia carriera: anche il gol all’Argentina fu merito suo».
In «Tre Uomini e una gamba» c’è uno sketch nel quale lei viene definito «Gran visir di tutti i terroni». Tra i cori dei tifosi («Ruba le gomme») e altri insulti, però non è stato tutto facile .
«Ho avuto delle difficoltà, con le scritte “terrone” sui muri di Torino e poi i cori negli stadi. Sono orgoglioso di essere siciliano e felice di aver portato la sicilianità nel mondo: noi del Sud abbiamo questo calore dentro».
Lei un po’ ha unito l’Italia?
«Ho sfruttato la mia occasione e ho un rapporto molto bello con le persone, anche con quelle del Nord ovviamente: forse ho trasmesso qualcosa. Poi ci saranno sempre i contestatori, pure su Pechino Express ho letto commenti contro di me. Mi possono dire tutto, anche sui capelli, sull’ignoranza, anche se l’ignoranza si vede da come ti comporti e io non mi sento ignorante. Accetto tutto, tranne che si dica una cosa».
Quale?
«Che cerco visibilità».