Il problema sono stati i maxischermi dello stadio dei Dallas Cowboys di Arlington, in Texas. Hanno mostrato i match del tempo che fu, quando Mike Tyson dava pochissime chance di sopravvivenza a tutti. Un problema, perché già quando ha imboccato la ring walk è apparso subito chiaro che di quel mito non era già rimasto nulla. Sbiadito lui, sbiadito persino il tatuaggio di Che Guevara sul fianco sinistro, sbiadito tutto, anche il ricordo. Jake Paul, giovane youtuber (31 in meno), ha vinto ai punti: nettamente, dopo 8 round scialbi, privi di senso pugilistico.
Verdetto ovviamente giusto: Tyson per i primi due round (da 2’) ha pensato persino per qualche istante di rinverdire antichi fasti, ma ben presto la legge del tempo ha preso il sopravvento.
Non vinceva da 21 anni, non combatteva da 19, ha finito con il fiatone e per fortuna Jake Paul lo ha rispettato: lo youtuber è un pugile mediocre, ma è un pugile giovane e in attività. “Mi sono sinceramente preoccupato per Tyson quando ho capito, parlando con dei tecnici americani, che i due avrebbero fatto sul serio. Per fortuna Paul lo ha rispettato, ma se ora vuole un match contro un pugile vero che è in classifica, sono pronto ad affrontarlo anche tra una settimana”, ci dice a caldo Guido Vianello, il peso massimo romano in costante ascesa.
Vedendo gli 8 round, verrebbe da dire che ha perso il pugilato. In realtà non è così, visto che il pugilato è un’altra cosa. E’ quello ad esempio che due straordinarie ragazze, Katie Taylor e Amanda Serrano, hanno mostrato su quello stesso ring in un mondiale dei superleggeri che sarà ricordato per anni. Tyson-Paul è stato un immenso circo carico di quattrini. Un giro da 300 milioni di dollari: 40 se li è presi lo youtuber, una ventina sono finiti sul c/c di Iron Mike. Serata comunque da non sottovalutare per altri aspetti, primo tra tutti l’arrivo di Netflix per un evento del genere.
C’era Evander Holyfield, contro il quale Tyson aveva smarrito se stesso staccandogli un orecchio, c’era Lennox Lewis, quello contro cui Iron Mike capì che per la boxe vera era tutto finito. Arrivai in Texas al capezzale di un vecchio amico, perché nella boxe quando si scende dal ring la grinta lascia il posto al sentimento.
Tyson ha provato a reinventarsi sfidando un ragazzone più a proprio agio con le regole dello show (l’arrivo sul ring su una macchina che sembrava dei fumetti è stata antologica) che con quelle del ring. Soldi a parte, non ne ha tirato fuori nulla. A Jake Paul è bastato farlo stancare per un paio di minuti, poi ha iniziato un lavoro con il jab e ha portato a casa il match senza mezzo rischio. “L’America si sta rialzando”, ha detto Paul dopo il match. Potrebbe essere un riferimento alla vittoria di Donald Trump, a cui aveva fatto l’endorsement. Tyson dal canto suo ha detto: “Non dovevo dimostrare niente a nessuno, ma solo a me stesso”. No è detto ci sia riuscito.