«La forte volatilità? Gli investitori stanno realizzando che le politiche dell’amministrazione Trump mettono in discussione elementi fondamentali del sistema finanziario globale, in particolare il ruolo degli Stati Uniti e del dollaro. Cose considerate certe non lo sono più, sta cambiando l’intero panorama del rischio», sostiene l’economista Nicolas Véron, cofondatore del think tank Bruegel a Bruxelles e senior fellow al Peterson Institute for International Economics di Washington.
Trump ha concesso una moratoria di 90 giorni sui dazi reciproci: cosa dobbiamo aspettarci?
«L’unica certezza è l’incertezza. Non approderemo presto a un nuovo equilibrio. È uno shock che il mercato sta ancora assorbendo».
Cosa dovrebbero fare gli investitori?
«Non esiste un manuale per questa situazione. Quello che è successo la scorsa settimana va oltre le fluttuazioni del mercato azionario. Sono emersi profondi dubbi sulla posizione del dollaro nel sistema globale».
C’è un calo di fiducia nella credibilità Usa? Il dollaro rischia di perdere il suo ruolo di valuta di riserva?
«Il dollaro rimane centrale, ma questo appare molto meno scontato per il futuro. Gli investitori si chiedono: se dobbiamo uscire dal dollaro, qual è l’alternativa? Stanno esplorando opzioni che fino a poco fa non consideravano».
Per questo abbiamo visto massicce vendite di titoli del Tesoro americano della scorsa settimana?
«I Treasury sono il titolo di riferimento denominato in dollari. Se ci si vuole liberare del proprio portafoglio in dollari, la prima cosa da fare è vendere i Treasury. Ci sono state molte speculazioni su cosa abbia motivato Trump a fare marcia indietro sui dazi: potrebbe essere stato il mercato azionario, ma sembra più probabile che siano stati il mercato obbligazionario o segnali dall’economia reale, come i ceo che chiamavano Trump dicendo che avrebbero dovuto licenziare molte persone».
L’alternativa al dollaro può essere l’euro?
«È l’unica valuta sostenuta da una grande economia e convertibile dopo il dollaro. C’è un grande interrogativo sul suo potenziale ruolo in un sistema meno incentrato sul dollaro. Ma al momento è solo un’ipotesi».
Un rafforzamento dell’euro danneggia l’export Ue.
«È un argomento simmetrico a quello di Stephen Miran, presidente del Consiglio dei consulenti economici nell’amministrazione Trump: sostiene che il ruolo centrale del dollaro nel sistema internazionale comporta un costo per l’economia Usa che vogliono far pagare ad altri Paesi. Un ruolo più centrale per l’euro comporterebbe alcuni benefici ma anche alcuni oneri. Gli americani non riconoscono però che essere al centro del sistema è stato anche molto vantaggioso».
[…] Prevede una recessione negli Stati Uniti?
«La probabilità di recessione negli Usa è aumentata notevolmente. A livello globale, la situazione è più ambigua».
Cosa dovrebbe fare la Federal Reserve?
«Si parla di stagflazione. Per la Fed questa è la situazione più difficile: combattere l’inflazione e minimizzare la disoccupazione contemporaneamente. Non si può escludere la lotta all’inflazione dall’equazione, perché è il nucleo del suo mandato. Un compromesso che diventerà ancora più complicato».